Luciano Zepparelli, uomo ambizioso, innovatore ed estroverso, ci ha raccontato la sua storia: il lavoro, l’amore per la sua terra, e la realtà a cui ha dato vita. Per la rubrica Storie di Carica andiamo a scoprire qualcosa in più su di lui…
Ciao Luciano, ci descrivi con un aggettivo la tua amata terra?
Accogliente.
Hai contribuito in prima persona alla ricostruzione a seguito del terremoto che ha colpito la tua regione. Qual è stato il momento in cui hai capito che dovevi dare il tuo contributo?
Ci sono due momenti nella mia memoria che mi riportano alla determinazione di voler ricostruire i territori danneggiati dal terremoto. Il primo è stato quando, giunto da Terni a Foligno nel ‘99 per ricoprire l’incarico di responsabile della ricostruzione della zona colpita dal terremoto, sono entrato nella sede degli uffici di pertinenza e ho visto i vetri delle finestre ancora rotti dalla grande scossa. Naturalmente non erano stati riparati perché le attività che avevano impegnato le squadre di soccorso fino a quel momento erano talmente importanti da non badare a un aspetto che possiamo definire accessorio, eppure quell’immagine per me è stata forte da motivarmi ancora più di quanto non lo fossi già. La seconda fotografia nella mia memoria che mi riporta alla necessità di dare il mio contributo è stata il crollo della Basilica di San Francesco, che ho vissuto in prima persona in quanto si trovava nel territorio di mia competenza.
Ci racconti qualcosa di più su Umbria Green Festival?
Umbria Green Festival nasce nel 2016 da un’idea molto forte di mio figlio Daniele, e anche di mio figlio Francesco per non fare torti [ride..ndr], che voleva portare un contributo all’Umbria in termini di sensibilizzazione su tematiche quali la sostenibilità ambientale, le crisi climatiche, la mobilità elettrica. Abbiamo creato un evento che facesse da ponte per comunicare con le istituzioni e che portasse in qualche modo anche un utile alla nostra azienda, Techne, che appunto si occupava di soluzioni sostenibili per il futuro del territorio.
Quali miglioramenti hai visto sul tuo territorio grazie ai progetti sostenibili che sono stati realizzati?
Grazie all’Umbria Green Festival ho notato che è aumentata di molto la sensibilità da parte delle istituzioni su alcune tematiche. Inizialmente guardavano dubbiosi al nostro progetto di creare un Festival “proprietario” di alcuni delicati argomenti, non avevano fiducia nel fatto che il progetto potesse avere una vita e uno sviluppo nel tempo come hanno avuto altri festival regionali, Umbria Jazz ad esempio. Noi però abbiamo capito che in Italia ai tempi ancora non esisteva uno storico di eventi legati alla tutela dell’ambiente a 360 gradi, e ci abbiamo creduto. Abbiamo creato una novità assoluta e così ci siamo guadagnati la fiducia del pubblico e della politica. Ora possiamo dire che abbiamo dato un grande contributo perché l’Umbria diventasse negli anni, anche grazie a Be Charge, “il cuore elettrico d’Italia”.
Cosa ti affascina dell’utilizzo delle risorse naturali?
Uso un aneddoto preso dalla mia infanzia per spiegare in termini pratici i motivi che mi spingono a credere nell’utilizzo delle risorse naturali e sostenibili. Da bambino andavo con gli amici a pensare i pesci nel torrente dietro casa, a mani nude. Oggi quel torrente è totalmente impraticabile a causa dell’inquinamento. Questi sono gli elementi che mi fanno credere nella costruzione di un mondo più eco sostenibile.
Un messaggio “Green” per le generazioni future:
Se costruiamo un mondo più sostenibile diamo al mondo una vita più lunga e più sana. Questo è nell’interesse soprattutto delle nuove generazioni, che, se continuano ad avere un occhio di riguardo per questo settore, andranno a costruire un futuro migliore per se stessi e un futuro economico per le generazioni che verranno.