Per la rubrica Storie di Carica abbiamo incontrato Martina e Claudia: una doppia carica esplosiva! Con loro abbiamo parlato di amicizia, musica, lavoro, e di sogni realizzati. Facciamo due chiacchiere per sapere qualcosa in più della loro storia.
Ciao Claudia, ciao Martina, abbiamo ripercorso insieme la storia del vostro cambiamento legato a Rockin’1000, di come questa avventura abbia generato una nuova energia nelle vostre vite e in quelle di tutte le persone che hanno preso parte al progetto. Andiamo un po’ più nel dettaglio…
Ci avete raccontato di essere cresciute in Romagna e di aver lasciato le vostre città natali molto giovani, per motivi di studio e di carriera, che vi hanno portato oggi a vivere in una grande città come Milano. Perché costruire il sogno di Rockin’1000 a Cesena piuttosto che a Milano, città che ad oggi ospita le vostre vite e i vostri progetti futuri?
Claudia:
Il progetto nato nel 2015 da un’idea di Fabio Zaffagnini, un amico comune di Cesena, si chiamava proprio “Romagna Calling the Foo Fighters”. L’idea era folle: riunire 1000 musicisti, farli suonare insieme nel più grande live mai esistito, trovare le risorse per realizzarlo e, tramite il video della performance, lanciare un messaggio ai Foo Fighters, perché venissero a suonare proprio a Cesena.
Non avrebbe avuto la stessa forza se fosse stata Milano a chiamare una rock band di calibro internazionale. Cesena è una città che mai i Foo Fighters avrebbero considerato nelle tappe di un tour, e questo rendeva la scommessa difficilissima, quasi impossibile…e invece è stata parte della sua forza perché “la chiamata” è diventata subito una notizia!
Martina:
Il team che Fabio ha costruito per affrontare l’avventura era quasi tutto romagnolo: siamo un popolo molto legato alla sua terra, famoso per la sua apertura mentale e il suo entusiasmo. Nonostante i nostri percorsi spesso ci portino lontano da casa, ci piace l’idea di continuare a contribuire alla bellezza e alla vitalità dei nostri luoghi.
Come è stato percepito l’evento dal territorio? Come ha partecipato e accolto Cesena un’ambizione tanto esplosiva?
Martina:
Non credo sia stato compreso fin da subito l’intento folle che avevamo. Inizialmente, come spesso accade nelle realtà un po’ periferiche, c’è stata una reazione di curiosità mista a diffidenza. A mano a mano che l’idea prendeva forma però la città è diventata parte del sogno.
Claudia:
Abbiamo ricevuto dal territorio un supporto importante in termini di sponsor e molti cittadini sono arrivati curiosi a fare da pubblico all’evento. Direi che Cesena ha risposto all’idea con l’entusiasmo che avevamo previsto.
Sappiamo che nel 2015 le vostre vite attraversavano una fase importante di carriera all’interno di aziende e agenzie del settore della comunicazione a Milano. Come avete pensato inizialmente di combinare i vostri impegni lavorativi con la costruzione di un progetto tanto complesso? E come sono andate poi le cose?
Claudia:
Abbiamo dedicato al progetto ogni momento libero. L’idea era molto ambiziosa, non sapevamo davvero cosa sarebbe successo finché non abbiamo visto arrivare “i mille” e il sogno ha iniziato a prendere forma. Ma anche i sogni richiedono un certo impegno, e noi abbiamo messo tutte le energie e il tempo che avevamo a disposizione perché si realizzasse. Ci piaceva l’idea e l’abbiamo fatta nostra: quando ti piace e credi in ciò che fai, trovi il tempo e l’energia per farlo al meglio.
Oggi è tutto diverso: l’esperienza rock e lo sviluppo che il format ha avuto negli anni ci ha convinto a far diventare Rockin’1000 parte della nostra vita professionale. Entrambe abbiamo deciso di continuare anche il percorso che stavamo seguendo, dedicandogli però un diverso quantitativo di energia.
Claudia, tu in particolare ti sei occupata dell’aspetto organizzativo dell’evento. Pensiamo alla gestione dei mille musicisti, alle pochissime risorse a disposizione, al coordinamento dei volontari, dei tecnici, al lavoro dedicato a tutti gli strumenti necessari alla realizzazione della performance. C’è stato un momento in cui hai pensato “che bellissima idea, ma non si può fare”? Qual è stato poi l’elemento che ti ha fatto cambiare idea e continuare a crederci?
Certo, ci sono stati diversi momenti in cui ho pensato che l’ambizione fosse troppo alta. Principalmente, per quanto riguarda il mio ruolo, la difficoltà era data dal fatto che le risorse economiche a disposizione fossero davvero poche. Ridurre i costi al minimo è stata la vera impresa del mio lavoro.
A livello di produzione un aspetto che ricordo avermi messo particolarmente in difficoltà è stato quello della simultaneità del suono: come disporre i 1000 musicisti in un prato, in modo da non avere ritardi audio sui tempi della canzone? Mi sono confrontata con tutto il team dedicato alla parte audio dell’evento, e infine ho deciso di affidarmi al parere della professionalità più alta che avessimo a disposizione in materia: ho seguito le indicazioni del fonico e abbiamo disposto i musicisti proprio come fossero una rock band, ma molto più grande…e ha funzionato!
Martina, tu invece ti sei focalizzata, forte della tua esperienza professionale, sulla comunicazione del progetto: dall’appello ai musicisti alla messa online del video che sarebbe poi arrivato ai Foo Fighters, fino alla creazione di un format che oggi gira il mondo. Sappiamo che a un certo punto tu e alcuni compagni di questa avventura siete stati invitati come ospiti ad un festival a Walla Walla, nello stato di Washington, dove avreste finalmente incontrato di persona i vostri idoli. Cosa hai pensato quando hai visto per la prima volta David Grohl dal vivo? E soprattutto, cosa gli hai detto?
L’esperienza a Walla Walla è stata molto divertente. A sole poche settimane dalla performance “dei mille”, riceviamo un video –invito da parte della portavoce della comunità di Walla Walla, che ci invita con grande entusiasmo a visitare la cittadina durante un festival che avrebbe ospitato anche i Foo Fighters.
La Romagna aveva chiamato l’America, e ora l’America stava rispondendo: siamo partiti!
Eravamo naturalmente molto emozionati all’idea di incontrare i nostri idoli dal vivo: avremmo parlato con loro, ci saremmo abbracciati, e ci saremmo portati a casa la promessa di Dave che il nostro sogno si sarebbe davvero realizzato. A Walla Walla ci hanno trattato da veri ospiti d’onore: l’entusiasmo di una piccola comunità di fronte a un festival con artisti così importanti ci ha ricordato il nostro sogno di Cesena.
Personalmente, una volta arrivata in terra americana, mi sono resa conto che a quel punto il mio ruolo era determinante: dovevo tornare in Italia con più materiale possibile da usare per continuare a comunicare il progetto con la stessa energia con cui si stava evolvendo. Ho parlato poco e osservato tutto…del resto in alcune occasioni straordinarie anche le parole vengono meno. Ho raccolto tutto ciò di cui avevo bisogno e ho lasciato parlare soprattutto Fabio, il più grande fan dei Foo Fighters al mondo.
Insomma ce l’avete fatta! I Foo Fighters hanno raccolto l’invito e sono arrivati a Cesena, e oggi Rockin’1000 è diventato un format d’evento che gira il mondo. Il focus negli anni si è spostato: non sono più Cesena e i Foo Fighters a fare da protagonisti, ma la rock band più grande del mondo continua a generare una pazzesca scarica di energia. Sappiamo che uno degli aspetti più emozionanti di questa avventura continua ad essere l’enorme esperienza emotiva che sprigiona in chi vi partecipa. Parlo dei musicisti, degli organizzatori, dei volontari e del pubblico che vi segue sempre più numeroso. Immagino, e abbiamo visto nel docu-film che racconta la vostra storia “We Are the Thousand”, che in questo progetto si siano intrecciate le storie di tante persone. Ci sono delle storie a cui vi siete affezionate e che ricordate in modo particolare?
Claudia:
È vero. Rockin’1000 è stato e continua ad essere una bomba di energia non solo per noi, ma anche per le migliaia di persone che negli anni si sono affezionate e hanno partecipato al progetto, portando a loro volta energia nuova e prorompente. Ogni partecipante all’evento, con la sua storia e i suoi significati, porta una vibrazione in più. Molti musicisti ci hanno raccontato di aver vissuto Rockin’1000 come una forma di riscatto: chi aveva perso la motivazione nella musica, chi nel cassetto aveva chiuso il sogno di esibirsi davanti ad un pubblico tanto importante, chi voleva sentirsi parte di qualcosa di bello…ma soprattutto crediamo che la vera esplosione di entusiasmi sia stata l’unione di tante forze per un unico obiettivo. Prendere parte e diventare tutti insieme protagonisti di un sogno che è la musica…questa è la forza di Rockin’1000.
Ricordiamo col sorriso ogni storia che ci è stata raccontata perché è stato il cambiamento di ognuno a creare quell’insieme prorompente.
Ora che avete imparato che tutto è possibile, avete nuovi sogni in cantiere da realizzare?
Martina:
Stiamo lavorando a questo cantiere, certo. Con Rockin’1000 ci stiamo impegnando per rendere questo periodo di stop dei concerti un’opportunità di crescita, per attuare e velocizzare dei cambiamenti strutturali che avevamo in progetto da tempo. Stiamo lavorando ad un impianto che ci permetterà di sviluppare nuovi format, nuovi asset digitali, e nuovi contenuti. Per ora il sogno è quello di tornare il prima possibile a suonare tutti insieme, e quando succederà non ci faremo trovare impreparati!