Iniziamo questo articolo con una rassicurazione: non sarà una lezione di storia tediosa, di quelle da sbuffare finché la noia non prevale.
Tutt’altro, perché le vicende dell’auto elettrica costituiscono una cavalcata entusiasmante fatta di ingegno, gusto e novità.
Non serve quindi prendere appunti – né perdere il sonno temendo un esame di verifica. Meglio godersi questa rassegna di curiosità che, ne siamo certi, coglierà di sorpresa anche l’appassionato di storia più incallito.
Non proprio ieri: la vera nascita dell’auto elettrica
Dovrebbe quindi stupire il fatto che le prime auto elettriche erano in vendita, negli Stati uniti, già tra fine Ottocento e inizi Novecento. E non si trattava di prototipi dalle forme bizzarre e garanti di un rischio di elettroshock, ma di veicoli funzionanti al 100%. La prima auto elettrica con batterie ricaricabili è arrivata addirittura nel 1884, ed è un peccato che il suo inventore, l’inglese Thomas Parker, non avesse a disposizione la rete di colonnine di ricarica Be Charge!
L’auto a motore termico, infatti, veniva vista come rumorosa, puzzolente e difficile da avviare. In compenso, le auto elettriche erano pensate per i brevi tragitti – 50-80 km al massimo – e potevano raggiungere al massimo i 35 km/h.
Ultimo dato e poi la smettiamo (almeno fino al prossimo paragrafo): le auto elettriche, a inizio Novecento, erano circa un terzo di tutti i veicoli circolanti in USA.
I primi recordman
Breve passo indietro. Nel 1899, l’ingegnere e pilota belga Camille Jenatzy – Il diavolo rosso per gli amici – vince il Gran Prix automobilistico francese con la Jamais contente (“mai contenta”, è la copertina di questo articolo), un’auto elettrica a forma di proiettile. Nel farlo, supera anche il record di velocità dell’epoca: 100 km/h.
Una data importante per noi (e anche per voi)
Mettiamo da parte la lunga storia dell’evoluzione delle batterie elettriche, un mix di sperimentalismo, genialità e prodezze chimiche.
Nel 1899 vengono installate in Francia le prime colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici. Funzionavano a gettone, e sfruttavano la corrente della rete urbana che – altra curiosità – era ancora continua.
Gli Stati Uniti non saranno da meno, e tra “colonnine a manovella” e stradari per auto elettriche, muniranno in breve le loro città di efficienti reti di ricarica.
Lo stile del Novecento
Tra design e innovazione, il secolo breve mostra fin dall’inizio di apprezzare l’auto elettrica. E lo fa in tutta Europa.
Le auto elettriche sono ammirate per le forme e la silenziosità, e il loro uso si diffonde a macchia d’olio. Vengono implementati la frenata rigenerativa e i motori in parallelo, si passa dal legno all’acciaio per realizzare le strutture portanti, si installano svariati accessori come fari elettrici, scaldapiedi, porta bastoni e porta ombrelli.
Durante l’Esposizione universale di Parigi del 1900, Ferdinand Porsche presenta con gran successo – “novità più distintiva” e “innovazione epocale”, si commenta – il suo primo lavoro di ingegneria: l’auto elettrica dell’azienda Lohner ospitava due motori elettrici all’interno delle ruote anteriori, poteva raggiungere i 50 km/h e garantiva un’autonomia di 65 km. Lo stesso Porsche, con le sue auto elettriche, vinceva gare su gare.
E in Italia? Nel nostro paese c’è interesse per la “carrozza senza cavalli”, ma la prima invenzione nostrana, il triciclo elettrico del Conte Giuseppe Carli, rimarrà a livello di prototipo, in quanto vista come un oggetto destinato alle sole classi abbienti.
Di un’azienda produttrice di auto elettriche tutta italiana si parlerà “solo” nel 1899, con la S.I.V.E., poi Ausonia. Celebre una prova su strada, organizzata a beneficio di un deputato del Regno d’Italia, che senza problemi affrontò le viuzze acciottolate del centro storico, le strade bianche della campagna laziale e le salite ai colli de li Castelli.
L'innovazione senza freni (in senso buono)
Chiudiamo per ora il cerchio, e torniamo oltreoceano. Negli Stati Uniti, come accennavamo all’inizio dell’articolo, si bruciano le tappe, e l’auto elettrica diventa non solo oggetto di sviluppo costante, ma merce da esportazione.
Nel 1902, un’auto elettrica batte ogni record di velocità (167 km/h, alcune aziende produttrici vantavano ricchi cataloghi di modelli (ben 17, nel caso della Baker), e si giocava con il concept, se così si può dire, inventando auto elettriche il cui guidatore sedeva dietro ai passeggeri, come in una carrozza.
C’erano limiti all’ascesa dell’auto elettrica?