In questo caldo inizio d’autunno cosa c’è di meglio di un viaggio in auto elettrica in Sardegna? Tra il Sassarese e la Gallura si stende uno degli itinerari più belli della Sardegna, un percorso che si snoda tra l’entroterra e il mare, tra centri storici e ampie zone di natura incontaminata. Uno degli angoli d’Italia più ambiti dai turisti nella stagione estiva, dove i colori e i profumi sono spesso assoluti protagonisti.
Da Sassari a Olbia, passando da Alghero, Stintino e Castelsardo, è un tuffo nella Sardegna più autentica, dove la storia, segnata dalle dominazioni di Aragonesi e Spagnoli ma anche e soprattutto arricchita dalla presenza della dinastia sabauda, e la cultura locale, si mescolano con le tradizioni e con sapori unici che vengono talvolta da lontano.
Giorno 1: Tissi e Sassari
Tissi
Il nostro itinerario in Sardegna in auto elettrica inizia con la ricarica presso la colonnina di via Italia 1 a Tissi, piccolo borgo agricolo a una manciata di chilometri da Sassari. Adagiato su un altopiano calcareo, ricoperto di arbusti di macchia mediterranea, che si alterna a fertili valli bagnate dagli affluenti del rio Mannu, Tissi è terra di allevamenti, oliveti e vigne, da cui si ricava il vino Cagnulari.
Da vedere nel borgo, caratterizzato da abitazioni basse, la parrocchiale di Sant’Anastasia, risalente al XII secolo, la chiesa di Santa Vittoria e l’oratorio di Santa Croce.
Sassari
Lasciamo Tissi per raggiungere, in pochi minuti, Sassari. Sono le campagne ad accompagnarci alla volta della più grande città del nord della regione, situata su un esteso altopiano che scende, in modo dolce, alla volta del Golfo dell’Asinara.
Pranzo con un assaggio di melanzane alla sassarese, preparate con trito di aglio, peperoncino, prezzemolo, olio extravergine di oliva e un po’ di sale, e un piatto di chiusoni alla gallurese, tipici gnocchi preparati con pomodoro, salsiccia e pecorino.
Dopo il pranzo partiamo alla scoperta della città. E’ la fontana di Rosello la prima tappa. Tra i gioielli architettonici di Sassari, propone forme tardo-rinascimentali, ed era meta, alla fine del XIX secolo, degli acquaioli che qui vi riempivano i barili d’acqua che caricavano sugli asini per poi distribuirla nelle case della zona. Monumento unico in tutta la regione, rappresenta allegoricamente il fluire del tempo, simboleggiato da dodici bocche alle quali si uniscono quattro statue raffiguranti le stagioni.
Nei pressi della fonte c’è la chiesa della Santissima Trinità dalla quale si approda al centro storico, dove tra gli edifici di maggior interesse vi sono la cattedrale barocca di San Nicola, affacciata su piazza Duomo e cuore religioso della città, palazzo d’Usini, bella espressione della Sassari del XVI secolo, e palazzo Ducale, sede del Municipio.
Seconda parte del pomeriggio dedicata allo shopping tra piazza Castello, via Luzzati, largo Cavallotti e corso Vittorio Emanuele, che si intreccia con gli stretti vicoli popolati da botteghe artigiane e dove acquistare una bottiglia di mirto, una di Cannonau o magari un pezzo di pecorino.
Cena ricca di sapore con asinello con patate al forno accompagnati dal corposo vino Cannonau e passeggiata in notturna nelle vie del centro.
Giorno 2: Sassari e Alghero
Museo Nazionale di Sassari
La meta della mattinata sassarese è il Museo Nazionale “G.A. Sanna”, tra i principali musei della regione. Intitolato a Giovanni Antonio Sanna, imprenditore e politico originario di Sassari, il museo offre un’occasione imperdibile per ripercorrere la storia della Sardegna.
Dal Paleolitico inferiore ai santuari e necropoli prenuraghesi, dai tanti reperti dei nuraghi, tra cui armi, bracciali e statuette, ai reperti di origine etrusca e greca, dalla sala romana al salone del Medioevo, un percorso unico e indimenticabile.
Pranzo con un buon piatto di pasta e ricotta prima di partire alla volta di una delle capitali marinare della regione, Alghero.
Alghero
Sono le campagne del nord-ovest della Sardegna ad accompagnarci nella poco più di mezz’ora di viaggio tra Sassari e Alghero. Nota come la piccola Barcellona, della quale ha conservato la lingua catalana, parlata dagli abitanti nella variante algherese, Alghero è tra le mete marinare più importanti della regione. Cuore della Riviera del Corallo, così chiamata per il pregiato corallo rosso che popola le sue acque, è circondata da spiagge con sabbia fine e scogliere.
Al mare incantevole, alle spiagge e ai paesaggi naturali si unisce la splendida città vecchia che si raggiunge varcando la Torre di Porta Terra, antico accesso alla città. A una passeggiata lungo i bastioni si aggiunge la visita al fitto reticolo di strade.
La chiesa di San Francesco, con il bel chiostro di San Michele, la cattedrale di Santa Maria, con le belle decorazioni in stile Gotico fiorito del portale, e i palazzi che si affacciano su piazza Civica, sono parte del bellissimo centro storico, dove, da non perdere, vi sono botteghe, boutique e atelier dove acquistare gioielli di corallo e delizie gastronomiche locali.
Cena con la tradizionale capunara, piatto proveniente dalla tradizione pastorale, gallette spruzzate con acqua e aceto con crostacei, acciughe, uova sode e frutti di mare, per proseguire con un piatto di pesce ai frutti di mare che accompagniamo con un vino Alghero bianco frizzante.
Giorno 3: Alghero e Stintino
Promontorio di Capo Caccia
Imperdibile la visita alle vicine grotte di Nettuno, che raggiungiamo con il battello: partenza dal porto turistico fino a giungere al promontorio di Capo Caccia. Uno spettacolo unico quello che propongono le grotte, meraviglie geologiche dall’incantevole impatto scenografico: dall’Acquasantiera, la monumentale stalagmite di oltre due metri d’altezza, alla Sala delle Rovine, dalla Sala Smith alla Sala delle Trine e dei Merletti, solo per citarne alcune, è un susseguirsi di emozioni, uno degli spettacoli naturali più belli della regione.
Cena con la tipica aragosta “alla Catalana”, bollita e servita in tavola con sale, pepe, limone e olio di oliva, che assaporiamo con un bianco di Sardegna, il Vermentino.
Stintino
Lasciamo la bella Alghero per dirigerci verso nord, alla volta di Stintino, altra località di grande fascino del nord della Sardegna. Una cinquantina di chilometri tra le campagne ed eccoci giungere alla vista del mare. E’ il mare, meraviglioso, il protagonista di questo angolo della regione, a due passi dall’ Asinara.
Lembo di terra tra due mari, con a ovest il suggestivo “mare di fuori”, con la costa alta e frastagliata alternata a calette di sabbia e ciottoli, e a est il “mare di dentro”, all’interno del golfo. A Stintino ci concediamo una cena indimenticabile tutta a base di pesce: assaggiamo il polpo alla stintinese e la zuppa di aragosta.
Giorno 4: Castelsardo e Calangianus
Castelsardo
Partiamo presto da Stintino per raggiungere un’altra perla del litorale settentrionale, Castelsardo, centro attrezzato con porto, spiagge e calette. 54 chilometri che in parte costeggiano il mare blu, fino alla vista, incantevole, del borgo appoggiato sul mare, con l’abitato dominato dalla fortezza dei Doria, la famiglia genovese che fondò il borgo chiamandolo Castelgenovese.
Da vedere la chiesa medievale di Santa Maria delle Grazie, che custodisce il Crocefisso ligneo trecentesco del Cristo Nero, la cattedrale trecentesca di Sant’Antonio Abate e il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, situato nel castello, dedicato alla tradizione regionale di utilizzare le risorse vegetali del territorio come il giunco, l’asfodelo e la palma nana per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano secondo quelle che sono le antiche tecniche d’intreccio manuale.
Un percorso, quello del museo, che accompagna il visitatore tra utensili, setacci e manufatti, tra cui i cestini. Pranzo con una saporita zuppa di pesce, preparata con pesci grossi tagliati a pezzi e piccoli pesci sciolti nel brodo, il tutto poi cotto nel soffritto di verdure.
Calangianus
Lasciamo la bella Castelsardo per dirigerci verso Calangianus. Ci lasciamo alle spalle il mare per raggiungere uno dei centri più ricchi della regione, terra della produzione del sughero. Adagiato a cinquecento metri di altitudine, lo raggiungiamo dopo poco più di un’ora di viaggio. Lasciamo la nostra auto elettrica in via Vittorio Emanuele 16, per caricarla presso la colonnina Plenitude+Be Charge, dopo aver percorso dall’inizio dell’itinerario oltre duecento chilometri.
Visita al Museo del Sughero, che racconta la tradizione-simbolo del borgo, con l’esposizione di antichi macchinari e oggetti in sughero. Per la cena ci concediamo una zuppa gallurese, preparata con pane raffermo, inumidito con brodo di carne, e arricchito con formaggio grattugiato o a scaglie.
Giorno 5: Olbia
Olbia: Museo della Necropoli e Museo Archeologico
E’ Olbia l’ultima meta dell’itinerario. Tre quarti d’ora di viaggio ed eccoci giunti all’importante città portuale del nord-est della Sardegna. Tra le principali porte di accesso della regione, propone in svariate sue zone antiche vestigia. Museo della Necropoli e Museo Archeologico ne celebrano la storia, mentre è il mare e il bellissimo golfo sul quale si affaccia, a contraddistinguerne la bellezza.
Tra calette turchesi e spiagge, Olbia propone luoghi da sogno ed è la porta di accesso ad alcune delle zone della Sardegna più belle e apprezzate dal turismo di massa, la Costa Smeralda e l’area marina di Tavolara. Dedichiamo la mattinata alla visita della città: imperdibile una sosta alla basilica di San Simplicio, raro esempio di architettura romanica in Sardegna, che ospita le reliquie del Santo, vescovo martire e patrono della città, e una visita al Museo Archeologico, viaggio culturale che ripercorre le epoche fenicia, greca, punica, romana, medievale, moderna e contemporanea della città e del suo porto.
Il litorale di Olbia
Pranzo con un piatto di spaghetti aglio, olio, peperoncino, gamberi e datterini e un lombo di orata arrostita con contorno di verdure. Per finire una crema catalana. Dopo pranzo di totale relax. Dopo la visita della città e un ricco pasto non può mancare un po’ di riposo sulle rive dello splendido mare del litorale di Olbia.
Tra calette turchesi e splendide insenature, lo sguardo è rapito dai colori incantevoli di questo angolo di Sardegna di struggente bellezza. Cena in riva al mare con una saporita zuppa di pesce da gustare con un buon vino bianco locale, un Vermentino di Gallura. Gran finale con un buon bicchierino di Mirto con negli occhi la bellezza e il ricordo di un itinerario indimenticabile.