I maggiori gruppi automobilistici hanno dichiarato cifre 2020 che evidenziano cali variabili, dovuti alla pandemia e ai freni produttivi. Per tutti una ripresa a fine anno e un adeguato “tampone finanziario” istituito, con obiettivo fisso comune: crescita 2021 a suon di elettrificazione e spinta sulle auto con la spina, vero core-business nel giro di pochi anni.
La chiusura dell’inverno sul calendario, ha permesso anche di “chiudere” pubblicamente il 2020 in termini finanziari, per le Case e i Gruppi automobilistici. Entro fine marzo infatti, tutti i costruttori e i grandi colossi globali dell’automotive hanno divulgato i propri bilanci, con attività mediatiche annesse e uno sguardo al futuro che interessa sia soci azionisti, sia utenti finali.
Chi ha trasmesso in diretta e senza soste interi “inverstor-day” tradotti in più lingue, con possibilità di interagire parlando dei vari marchi nel proprio gruppo (per esempio BMW, Mercedes e VW). Chi ha dato altro titolo al momento in cui si divulgano i bilanci, lasciando spazio a domande solo in parte per gli investitori istituzionali. Qualcuno si è impegnato a comunicare soprattutto verso i mercati finanziari, trovando buone risposte sulle Borse dove si gioca la partita dei titoli, con un grande capoclassifica che è re della capitalizzazione: Elon Musk, papà delle Tesla.
Una cosa è però stata chiara, dai libri contabili e dai piani finanziari approvati per chi a monte “fa il mercato auto”: il trend 2020 ha tracciato cali di ricavi e quindi di guadagno per quasi tutti, nel mondo delle quattro ruote. Solo alcuni fortunati attori globali ben diversificati sull’elettrico e sulla Cina, oppure dediti al presidio di una fortunata nicchia (vedi le supercar) si sono ritrovati con percentuali di redditività buone quanto nel passato (e dividendi per i propri azionisti). La difficoltà congiunturale che impone a chi produce auto rigido controllo sia di costi aziendali sia di emissioni, allo scarico e nelle fabbriche, accelera parecchio la transizione verso un mondo elettrico. Nessuna ipotesi a lungo termine, ma mai come ora è palese che le auto con la spina rappresentino un presente in grande crescita, pronto a divenire futuro dominante prima di quanto si pensasse.
La prima ripartenza post-emergenza ha dato vita a un piccolo boom di auto con la spina, ma il trend non è stato un fuoco di paglia: il mese di febbraio 2021 ha registrato effettivamente nuovi record di auto elettriche o plugin in tutta Europa, Germania e Francia in primis. La quota di venduto si affaccia verso il 15% in media per il Vecchio Continente: qualcosa di inimmaginabile solo pochi anni addietro, quando i serbatoi delle nuove auto erano pronti a riempirsi di gasolio, ora fuori moda per gran parte dei segmenti.
Intenzioni comuni
Se di Audi ha fatto clamore l’abbandono ufficiale allo sviluppo di nuovi motori termici, promettendo solo adattamenti ottimali di quanto già “inventato” per puntare a 20 nuovi BEV nei prossimi anni, di altre Case hanno impressionato le dichiarazioni a medio termine. Mini avrà una gamma fatta di sole auto elettriche entro il 2030, così come Volvo e Ford (quest’ultima già dal 2026 avrà disponibile ogni modello in vendita con la spina). Mercedes, con le dotatissime e innovative EQ, punta da subito a una gamma completa di BEV come pochi vantano per livello di dotazioni (come il nuovo MBUX “a tutta plancia”). Il gruppo BMW dichiara 13 nuovi modelli con spina in due anni e non solo la futura destinazione di collezionismo per le Mini termiche, anche la promessa di un’auto elettrica in ogni segmento di ogni marchio, Rolls-Royce inclusa, entro nove anni. Il gruppo VW parla di investimenti con supporto di governi e Comunità Europea per inseguire Elon Musk, con un “Power day” tedesco dedicato addirittura alle sole batterie delle auto elettriche: saranno messe tutte le risorse possibili per produrre in Europa inedite batterie allo stato solido, con nuove fabbriche, tra Germania a Spagna. Le vedremo dal 2023, mentre Porsche anticipa i rivali storici nelle supercar, ventilando di un 80% gamma elettrificata per fine decennio e anche una possibile vettura da gara che testi le super-batterie VW. Persino la Ferrari sfata un mito, che la lega ai tanti cilindri: il presidente Elkann ha anticipato una Rossa BEV entro fine decennio.
Infrastruttura italiana
Insomma, modelli a parte – a breve elettrici per tutti i gusti e spesso condivisi nell’hardware – dovendo le Case fare economia di scala, è chiaro che le finanze internazionali non si fermano sul fronte dell’auto con motori elettrici e batteria. I più lungimiranti hanno ammesso, se si legge tra le righe dei bilanci, una riduzione di alcuni investimenti storici nello sviluppo, ma non di quanto sia inerente all’auto elettrica e alla infrastruttura. Proprio la rete di ricarica è protagonista, sebbene non ancora “inquadrata” per chi non usi auto elettriche. La futura regina delle berline, elettriche (Mercedes EQS) promette di ricaricarsi alla colonnina come fosse un banale telefonino, anzi meglio: senza nessuna operazione e transazione da gestire, quasi. L’auto tedesca parallela a Classe S ma senza termico e più spaziosa, “guida” presso uno tra le migliaia di punti convenzionati e via: tutto automatizzato tramite App nel proprio grande sistema di bordo, che misura e gestisce autonomamente ogni carica e pure i costi. Un Plug&Play dove il pay è automatico, che a seguire altri modelli anche non premium potrebbero attivare.
L’Italia è attesa allo sfruttamento di parte del Recovery plan proprio per l’infrastruttura necessaria alle auto elettriche, come hanno ricordato le maggiori associazioni nazionali (ANFIA Federauto e UNRAE) allertando il governo Draghi su un dovuto piano strategico per l’elettrificazione. Un programma che se preso in considerazione nel modo corretto da tutti, potrà portare seriamente alla interazione positiva tra pubblico e privato. Quella che necessita al Bel Paese pronto a svecchiare un parco circolante tra i più anziani d’Europa, ma senza ruolo forte e costante dello Stato o di un brand nazionale. Le colonnine di ricarica pubbliche sono il must, da aggiungere magari a una revisione delle tasse auto e una conferma, secondo alcuni, di nuovi incentivi per comprare vetture con la spina durante tutti i prossimi cinque anni, invece che a singhiozzo.
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